Oltre l'immagine Perillo, pittore dell'anima
di Sandro Candelora
Per quanti lo conoscono e lo apprezzano da tempo di e' trattato ne' piu' ne' meno che di un'attesa coferma, l'ulteriore dimostrazione di un assunto ormai unanimemente acclarato. Per gli avventizi ed i profani dell'ultima ora e' stata invece una piacevole, emozionante scoperta. Tutti coloro (e sono davvero stati invero molti) i quali, a cavallo tra la fine di luglio ed il Ferragosto, hanno visitato la ricca mostra allestita da Mario Perillo nella sala S. Arcangelo sono stai in ogni caso testimoni di una vera e propria avventura nello spirito. Prezioso crocevia esistenziale capace di vivevere a lungo nel fondo dell'anima ed in essa, potente stimolo interiore, fare rieccheggiare sempre nuove sensazioni. Si, perche' l'artista, salernitano di nascita ma fanese di adozione ed elezione (anch'egli e' un mirabile prodotto della mai troppo elogiata Scuola d'Arte "Apolloni"), approdato non da oggi alle soglie di una splendida maturita' espressiva prima ancora che anagrafica, e' in grado come pochi di toccare le corde piu' recondite di chi si pone di fronte alle sue opere, regalandogli a profusione palpiti della mente e del cuore. Obiettivo raggiunto mediante l'uso sapiente della luce e del colore che, sparsi con mirabile equilibrio sulle tele raffiguranti paesaggi sospesi nello spazio e nel tempo, intensi eppur sfuggenti ritratti di figure umane, delicate, mistiche nature morte, fanno si che il quadro stesso finisca con il trascendere l'oggetto che rappresenta, rimandando a quel qualcosa di indicibile da un punto di vista puramente razionale che sta dietro , o meglio sopra alla mera realta'. Da moderno, personalissimo impressionista dell'intimo, egli sfrutta con maestria gli effetti delle sorgenti luminose nonche' gli accoppiamentied i contrasti cromatici per fissare la materia nell'istante, unico ed irripetibile, suggeritogli dall'ispirazione ed al contempo di propone di superarla, tentando cosi' di coglierne i legami nascosti con cio' che la esprime. O, se si preferisce, con l'Assoluto. L'arte dunque non come classica consolazione o romantica maledizione, e neppure come meta estrema, fine a se' stessa, di estetizzante memoria, bensi' come sublime strumento di conoscenza. Mezzo privilegiato di elevazione che conduce Perillo, pittore, poeta, pensatore finissimo, in definitiva intellettuale a tutto tondo di chiaro stampo umanistico, a specchiarsi nell'infinito mistero dell'itinerario terreno dell'uomo, consentendogli di cogliere per un attimo che dura un'eternita' "il senso sublime del tutto". E, magia suprema regalata da questo straordinario esploratore dell'essenza, la stessa sorte e' concessa continuamente allo spettatore. Al cospetto di ogni suo quadro.
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